Posto il fatto che Dante sia scriba Dei Hollander si sofferma su Par. V in cui è "scriba Beatricis" e poi riconsiderando i passi Purg. X 57 e Ep. XI 9-12 problematizza la posizione del Dante agens in relazione all'episodio di Oza o Uzzah (2 Reg 6, 6-7): si identificava Dante in un nuovo David, trionfante d'umiltà di contro alla sterile e orgogliosa Micol? Oppure, altro Oza, è ben punito da Dio per avergli presuntuosamente offerto una mano? Di questa seconda accusa Dante risponde personalmente nell'Epistola XI allorché spiega ch'egli si rivolge non all'arca santa ma ai conduttori dell'arca. In conclusione, rievocando la paronomasia esemplare di Isidoro ("Abire an obire te convenit? idest exulem fieri, an mori") Hollander scrive: "Dio non ha bisogno di un poeta itinerante esiliato per riprendere e sostenere la sua Chiesa. E dunque né la Commedia, né l'Epistola possono facilmente essere considerate l'opera di un altro-Uzzah ficcanaso". L'escamotage di Dante per uscire dalla sua propria trappola letteraria consiste nel considerare che "he is Dante not Uzzah".
R.H., The Current Debate
Concerning the Authenticity of the Epistle to Cangrande (The Barlow Lectures,
University College London, 17-18 March '93)
gopher://ccat.sas.upenn.edu:70/11/journals/Recentiores/Dante