Bella lezione di stile quella di Scott che torna a ragionare della distinzione, codificata dal Singleton, tra una "allegoria dei poeti" e una "allegoria dei teologi". In realtà, osserva Scott, nel Convivio Dante non adopera mai il termine "allegoria dei poeti". A partire da Conv. II i 5 lo studioso si chiede di quale senso parlasse Dante nel fare la distinzione tra teologi e poeti e sostiene, a ragion veduta, che Dante volesse alludere al senso allegorico come si evince dall'affermazione che segue la distinzione e recita: "prendo lo senso allegorico secondo che per li poeti è usato". La successiva domanda è: di quale allegoria si tratta? Per rispondere Scott rilegge Conv. (II, i 2-7) secondo il testo prodotto dall'Ageno: il problema resta quello di una lacuna d'archetipo tra L'uno si chiama litterale e questo è quello che e quanto segue. Quindi dà contezza delle proposte emendative giudica soddisfacenti quella recente di M. Simonelli e quella meno recente di E. Moore che seguiva quanto trovava scritto nel codice della Nazionale di Parigi, (Ital. 426) e che, aggiungo trova riscontro in quello che scrive Jacopo della Lana nel suo proemio all'Inferno (ed. Scarabelli 1865, p. LVI): "La detta Comedia può avere quattro sensi. Lo primo sì è istoriale (...) lo quale senso non si estende più innanzi che come suona la lettera, e quelli termini in li quali ella è posta; (...) Lo secondo senso è allegorico, per lo quale lo termine della litteratura significa altro che ello non suona (...)".Resta da osservare, prosegue Scott, che l'edizione Parodi-Pellegrini divulgò una lezione "parole fittizie" che indusse molti a pensare che il senso letterale dei poemi di Virgilio e Lucano fosse solo una bella menzogna. Scott fa osservare come il rimando alle favole sia il richiamo a un genere di poesia mitologica il cui emblema è Ovidio. Stabilito che Dante volesse parlare di senso allegorico bisogna chiedersi di quale senso allegorico Dante volesse parlare. Scott osserva che tale senso ha diverse finalità presso i poeti e i teologi poiché per i secondi oltre a significare edifica. Nessuna condanna dunque per il senso letterale poetico, semmai addirittura una sorta di riabilitazione delle "favole" e della loro "veritade ascosa".