Aldo Vallone, Carlo D'Aquino, traduttore di Dante, pp. 321-329.
Gesuita napoletano del settecento, il D'Aquino studiò e tradusse le similitudini della Commedia trasponendole in latino con operazione, in qualche misura, opposta a quella che scelse di fare Dante, per poi tradurre in latino l'intero poema. Da Le Similitudini (1707) alla traduzione del poema (1728), D'Aquino si pose risolse i problemi della divaricazione della traduzione rispetto al testo anche in relazione al Vocabolario delle voci latine scelte. Tale traduzione, giudicata da Vallone di "buona fattura classica" resta come egli afferma un episodio isolato nella storia della critica dantesca.